Max Tafaro è un architetto di fama internazionale, si occupa soprattutto di design di lusso nel settore residenziale e dell’ospitalità. E’ fondatore di Pjk-InnDesign, uno studio di architettura e alto design che unisce la tradizione artigianale italiana alla tecnologia più avanzata.
Architetto Massimiliano Tafaro come sta cambiando il concetto di spazio dopo la pandemia, la guerra, i cambiamenti climatici?
Senza dubbio il periodo storico che stiamo vivendo ha portato le persone a ricalibrare le loro esigenze. La pandemia ha fatto riscoprire la cucina come la stanza più importante della casa, dove la condivisione e la convivialità ne fanno da padrona. Il cambiamento climatico ci spinge a scelte più sostenibili, nuovi materiali provenienti da riciclo e installazione di energie alternative in casa. La guerra, purtroppo, ci mette in una condizione di precarietà e incertezza sul futuro, e di conseguenza ci pone davanti a scelte più attente e calibrate.
Quali sono le sfide che oggi la stimolano di più?
La soddisfazione del cliente per me è la miglior ricompensa di tutto il lavoro svolto. Spesso la vera sfida è avere a che fare con clienti con gusti ed esigenze diverse, talvolta difficili da interpretare. Riuscire ad accontentarli è centrare l’obiettivo.
Un grandissimo valore come è quello che gli spetta. All’estero viene apprezzata la nostra creatività non solo come valore estetico ma dal punto di vista pratico, ovvero la capacità tutta italiana di affrontare i problemi con ingegno senza arrestarsi di fronte agli imprevisti. Il Made in Italy rimane sempre il nostro biglietto da visita d’eccellenza come nazione in giro per il mondo. Da italiano ne vado estremamente fiero e, con il mio studio, ci impegniamo sempre molto per tenerne alto il nome quando realizziamo i nostri progetti, sia all’estero ma anche, e soprattutto, in Italia.
Davanti ad un progetto complesso che necessita di partner affidabili, quali sono le cose per lei più importanti per definire la scelta di un fornitore?
Dato per scontata la qualità d’eccellenza che richiedo nel materiale, le due cose per me fondamentali da un fornitore sono la professionalità e l’attenzione per i dettagli. Mi piace lavorare insieme a persone che hanno a cuore il risultato finale del lavoro.
Nello specifico abbiamo visto il bel risultato della Villa primo Novecento in stile Liberty a Forte dei Marmi in cui si è avvalso del supporto di Artemarmi per la fornitura dei marmi. Come nasce questa collaborazione?
Parte fondamentale del mio lavoro è sapermi circondare di ottimi professionisti, attraverso una continua ricerca e selezione. Ho conosciuto Artemarmi in un cantiere a Londra, qualche anno fa, da allora ne è nata una vivace collaborazione che continua ancora oggi. Il nostro è un lavoro di squadra: non potrei fare quello che faccio senza avvalermi di tutto il team di professionisti che mi aiuta a raggiungere gli obiettivi con un alto livello di qualità.
Alla base di questo lavoro così stimolante c’è Roma, e la sua storia. In particolare la storia del luogo dove si trova la villa. Commissionata dalla duchessa Marianna di Savoia negli anni ’20 dell’800 come Casale delle delizie, fu costruita sopra la catacombe di Domitilla, datate I secolo a.c. La duchessa, amante dell’arte antica, fece decorare gli ambienti del piano superiore con affreschi di gusto neoclassico, tuttora presenti nella villa. In seguito si avvicendarono diversi proprietari fino all’acquisizione nel 1873 da parte di Mons. Saverio De Merode a cui la villa deve tutt’oggi il nome. Solo agli inizi degli anni ‘50, Emanuele De Villefranche si dedicò alla realizzazione di importanti lavori di restauro dell’intero complesso. Grandi lavori strutturali ma anche di trasformazione, come quella di modificare il primo piano precedentemente adibito a pollaio, rendendolo abitabile. Una curiosità: il primo ad affittare l’appartamento dopo i lavori di restauro fu l’attore Charlton Heston per le riprese del film Ben Hur. Qualche anno più tardi, fu l’italiano Pupi Avati a girare il film “Regalo di Natale” negli ambienti interni della villa. Il progetto è dunque un omaggio alla storia di questo posto, alle stratificazioni culturali, e a ciò che i diversi proprietari hanno lasciato come storia del loro passaggio. Questo mix di materiali, colori, arte e oggetti, sta proprio a significare la coesione e l’evoluzione del luogo. Con il mio team abbiamo fatto un grande lavoro di ricerca per quanto riguarda le linee, l’estetica e i materiali scelti. L’idea era quella di non stravolgere, bensì di valorizzare l’arte che risiedeva nella villa, come per esempio gli affreschi in stile pompeiano che, in seguito ad un importante restauro, hanno riacquisito una nuova vita. Sono, e siamo, molto soddisfatti del risultato che abbiamo raggiunto.
La villa è un concentrato di eleganza e arte, con dettagli di arredo contemporanei che la rendono così, senza tempo.
Dovendo dare un consiglio a giovani studenti di architettura, quali sono le cose più importanti per chi vuole intraprendere questa professione?
L’esperienza sul campo è ciò che forgia un architetto dopo la laurea, ma ciò che mi sento di dire a giovani è di guardare sempre al futuro senza dimenticare la funzionalità del progetto. Non smettete mai di sognare, di provare a scardinare la monotonia della banalità, ma non dimenticatevi di rimanere ancorati alla realtà e ai suoi limiti, perché lo spazio progettato è soprattutto un luogo da vivere e ciò che rende un progetto vincente è il cliente soddisfatto.
N.d.R. Nelle foto il lavoro di Horti Flaviani, l’antica villa ristrutturata a Roma dagli architetti Max Tafaro e Alessandra Prezzi (Studio Pjk_Inndesign)
Foto di Eleonora Grasso https://www.instagram.com/eleonoragrasso_/